Il coronavirus non è soltanto un’emergenza sanitaria ma anche economica. Infatti, il turismo italiano sta pagando a caro prezzo il diffondersi dell’epidemia anche nel Bel Paese, con migliaia di disdette arrivate negli ultimi giorni per i soggiorni già prenotati durante le festività di Pasqua, in calendario quest’anno il 12 aprile. A spaventare i turisti è il numero di casi confermati, in aumento esponenziale rispetto alle prime settimane dell’epidemia in Cina. Gli ultimi dati riferiscono di oltre 600 contagi in Italia (17 le vittime), con il focolaio principale individuato nel comune di Codogno, in provincia di Lodi. E se all’inizio l’industria del turismo era preoccupata per il mancato apporto dei visitatori cinesi, oggi la situazione è ancora peggiore. Infatti, con il trascorrere dei giorni, si moltiplicano i Paesi europei e internazionali che sconsigliano ai propri cittadini di viaggiare in Italia, alla luce dell’epidemia scoppiata in quest’ultima settimana. Secondo i dati ufficiali, l’Italia è il terzo Paese a livello globale per numero di casi confermati, dietro soltanto a Cina e Corea del Sud.
Il valore del turismo italiano
Per comprendere quale sia il danno economico per l’intero Paese, è sufficiente ricordare che il turismo italiano genera qualcosa come 146 miliardi di euro all’anno, un valore pari al 12 per cento del Prodotto interno lordo italiano. A tal riguardo, va anche aggiunto che le strutture ricettive presenti sul territorio sono oltre 200mila, mentre sono più di 10mila le agenzie di viaggio.
Le conseguenze nel breve-medio termine
La diffusione del coronavirus in Italia porta gli albergatori a temere non soltanto per le prenotazioni relative ai weekend in montagna, ma anche per la possibile ondata di cancellazioni per il periodo di Pasqua. Inoltre, c’è chi inizia ad avere paura per la stagione estiva, soprattutto qualora l’epidemia dovesse trasformarsi in pandemia, eventualità fin qui non scongiurata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. In merito a ciò, bisogna ricordare come lo stesso Giappone non escluda più un possibile rinvio delle Olimpiadi di Tokyo, in programma dal 24 luglio al 9 agosto.
L’allarme di Federalberghi
Parla di situazione al collasso Paola Schneider, numero uno di Federalberghi Friuli Venezia Giulia, denunciando la cancellazione di oltre l’80 per cento di prenotazioni in città, con punte che arrivano fino al 95 per cento per le località di montagna, tanto che a partire dal 29 febbraio molti alberghi in alta quota saranno costretti a chiudere per l’assenza di persone. La Schneider ha poi aggiunto che Trieste sta iniziando a contare le prime disdette in vista della stagione estiva. Se il quadro dipinto dalla presidente di Federalberghi Fvg è drammatico, non va meglio a Torino. Nel capoluogo piemontese, secondo i dati comunicati dal numero uno di Federalberghi Torino (Fabio Borio), le cancellazioni giornaliere sono nell’ordine del 40-50 percento. Borio dà la colpa all’immagine che viene data dell’Italia, non di un Paese dove i controlli per la sicurezza sanitaria sono ai massimi livelli, ma di una nazione ormai fuori controllo. Da qui le disdette a valanghe arrivate in questi ultimi giorni. Dati analoghi a quelli pronunciati dal numero uno degli albergatori milanesi, secondo cui il fenomeno di debooking si attesta attorno all’80 per cento, mentre l’occupazione delle camere degli hotel è pari al 20 per cento. Numeri di certo non in linea rispetto alla media del periodo, se si considera che il capoluogo meneghino nel mese di febbraio riesce ad attrarre un numero importante di visitatori sia per le sue attrazioni (su tutte il Duomo) che per la festa di Carnevale. Il presidente nazionale di Federalberghi Bernabò Bocca parla di situazione precipitata nel giro di pochi giorni, all’indomani dell’esplosione dei due focolai di Codogno e Vo’ Euganeo, rispettivamente in Lombardia e Veneto. Bocca sottolinea come l’Italia stia subendo non solo un danno d’immagine, ma anche un grave danno economico, ribadendo come alcune località italiane siano in un periodo di attività molto intensa (settimane bianche, fiere, gite scolastiche e carnevale).
Il turismo a febbraio e marzo in Italia
Tra febbraio e marzo, le strutture ricettive italiane ospitano oltre 14 milioni di turisti, con un numero complessivo di pernottamenti che raggiunge quasi 40 milioni di unità. Di fronte a questi numeri, è facile intuire il peso delle cancellazioni operate in questi giorni sull’economia del turismo italiano. Bernabò Bocca ha chiesto al Governo di varare in tempi brevi dei provvedimenti in aiuto degli alberghi, così da scongiurare il serio rischio di licenziamenti del personale o la chiusura di centinaia di strutture già oggi in crisi.
Perdite incalcolabili
Marina Lalli, numero due di Federturismo Confindustria, parla di perdite incalcolabili. Prima, infatti, quando l’epidemia del nuovo coronavirus era circoscritta alla sola Cina, le stime prudenziali parlavano di un danno per il turismo italiano di circa 5 miliardi di euro. Ad oggi, invece, con l’Italia al terzo posto a livello globale per numero di contagi, non è più possibile fare delle stime precise, fino a quando almeno non si avrà una chiara evoluzione dell’epidemia.
Stop alle gite scolastiche
Il turismo scolastico, secondo quanto dichiarato dalla vice presidente di Federturismo Confindustria, vale qualcosa come 316 milioni di euro all’anno. Di recente, un decreto del Governo ha ordinato ai presidi di annullare le gite scolastiche la cui partenza è fissata a una data antecedente al 15 marzo. In questi giorni, diverse associazioni turistiche stanno chiedendo all’esecutivo di riprogrammare le gite annullate nel più breve tempo possibile, così da evitare un ulteriore danno economico.